Là dove c’era l’erba

Là dove c’era l’erba


Qualche giorno fa, per fortuna, è stato bloccato in Parlamento l’ennesimo tentativo, pseudo-politico-lobbista, di far passare un condono edilizio come opera riparatoria di ingiustizie.

Per la cronaca ci troviamo con 258mila abitazioni illegali costruite dal 2003 ad oggi!

Relatore della proposta l’ex ministro Nitto Palma, con più di qualche scheletro nell’armadio, appoggiato dai suoi “bravi” onorevoli campani, che addirittura ora minaccia il Governo per il torto subito.

Comunque, per stavolta, ce la siamo cavata: ma per quanto ancora?

Il Governo tecnico, tre mesi fa, ha annunciato di voler fermare il consumo di suolo.

Applausi!

Ma il bastone tra le ruote è già stato messo dalle Regioni che prima per un motivo, poi per un altro non vogliono che altri zappino nel loro orticello.

Ora chiedono l’intervento di una commissione urbanistica.

In Italia, ogni giorno, si cementificano migliaia di metri quadrati, negli ultimi 30 anni abbiamo mangiato 6 milioni di ettari (più o meno il 20% della superficie italiana).

Abbiamo centinaia di migliaia di case vuote, il numero di imprese agricole è in caduta libera e la crisi ne è colpevole solo negli ultimi anni, il territorio è devastato da opere fuori luogo, senza senso, assenza di programmazione e controllo idrogeologico.

Datemi un motivo valido per cui non si può rinunciare a costruire su aree agricole.

Io non sono riuscito a trovarlo ma altri dicono che ne esistono decine.

Dicono, ed è vero, che il settore immobiliare nel suo complesso sarà fondamentale per uscire dalla crisi che stiamo vivendo.

Ma non dicono che esistono altre forme di investimento, anche speculativo, nel settore immobiliare: le ristrutturazioni, le riconversioni, i recuperi urbanistici!

Terreni già cementificati, all’interno delle aree urbane, al centro delle nostre città.

Immobili che hanno bisogno di manutenzione ordinaria, straordinaria, di vedere migliorata (non ci vuole molto) la loro efficienza energetica (passare dalla classe G alla E porterebbe ad una rivalutazione media del 15%!), immobili che cadono a pezzi e che fanno crollare le valutazioni di quelli accanto.

Le amministrazioni sono talmente impegnate con mille problemi che “non vedono” le cose che hanno davanti agli occhi, non hanno mai inseguito una politica urbanistica lungimirante, hanno sempre e soltanto messo delle toppe elettorali individuando di volta in volta nuove zone residenziali, commerciali o artigianali col risultato che l’elettore abboccava, il costruttore mangiava…e la poltrona restava!

Le vetrine delle agenzie immobiliari ne sono la prova vivente; si trovano delle ottime annate: monolocale del 2004, attico del 2005, villetta a schiera del 2007! Resteranno lì per un bel po’ ancora.

Poi ci sono tutti gli immobili pubblici dismessi per i quali ogni anno si fa finta di volerci mettere le mani sul serio, chiedete a Grilli, per poi finire a tarallucci e acqua:

Perché quest’anno il vino costa troppo!

A inizio anno i professori al Governo hanno detto “realizzeremo 25 miliardi l’anno con la dismissione ai privati del patrimonio immobiliare della pubblica amministrazione”.

Un mese fa, sempre Grilli, ha corretto il tiro: siamo scesi a 3-4 miliardi di euro.

La realtà è che lo Stato, in tutte le sue forme, non sa quanti e quali immobili ha a disposizione.

E di quella minoranza nota nessuno ha voglia di privarsene e la scusa ufficiale è che non si presenta nessuno alle aste.

Per forza, per un rudere pretendono di realizzare l’impossibile.

Il mercato è crollato per tutti, mica solo per le persone normali !!

Morale della favola, con uno spreco di abitazioni vuote, una montagna di immobili (civili e non) da recuperare, infrastrutture e servizi da realizzare, immobili pubblici da censire, dismettere e ristrutturare…proprio nel prato davanti al mio orto dovete costruire?

Revolution