Il cavaliere nerd

Il cavaliere nerd


Max deve trovare un appartamento a Bologna.

E’ un trentenne come tanti, figlio unico come molti, appassionato collezionista di fumetti, è un programmatore software.

Scrive codici, gestisce database, lavora all’Università, gli piace l’ambiente e gli piace il suo lavoro.

Ogni mattina alle 7 sale in macchina e dalla sua casa in pianura, dove vive con i suoi, viene a Bologna.

Fin qui è uno come tanti.

Ogni sera alle 19, finito il lavoro, non torna subito a casa perché ha un’altra grande passione. Esce dal suo ufficio, sale in macchina, toglie fieramente gli abiti da nerd, veste, altrettanto fieramente l’armatura, e va in palestra ad insegnare ai suoi allievi la scherma storica.

Scherma storica !!

Sì, Max è uno di quelli che ogni tanto vediamo in qualche rievocazione, oppure nei film di cappa e spada. Quelli bardati fino all’inverosimile, con delle spade simili a spranghe che si bastonano come se non ci fosse un domani…e non sudano neanche!

Quando si allenano in palestra non usano armature e spade, ma bastoni e opportune protezioni.

I movimenti e i codici sono però quelli di Artù e Lancillotto. Quelli di Tristano e degli altri Cavalieri della Tavola Rotonda, dei Crociati, dei Cavalieri di Malta e dei Templari.

Un mondo antico. Un altro mondo per chi, come me, non ne era a conoscenza ma, per Max e i suoi compagni d’arme, è uno stile di vita,

anzi di più, una passione.

Oltre a tutto questo, il nostro Max, ha anche altre vite. Una fidanzata che lo supporta e lo sopporta, entro certi limiti ;-), degli amici, una compagnia, un cane e i suoi genitori.

Già proprio loro. Quei genitori, che a trent’anni vorrebbero vedere il figlio “sistemato” secondo i loro canoni, quei genitori che proteggono, quei genitori che viziano, quei genitori che “questa casa non è un albergo”,…..quei genitori che, forse, abbiamo (o abbiamo avuto) in molti.

Max, con loro vive nella bambagia: è amato, curato e accudito.

E’ anche maledetto, soprattutto dalla madre che non riesce più a sopportare il disordine e le migliaia di fumetti maniacalmente stipati in mobili, mensole, librerie, cassetti, sotto le mattonelle…..ovunque.

A Max, in fondo, piace la sua vita:  lavora, guadagna, trova sempre la cena pronta, la camera in ordine ma…

C’è sempre un “ma”.

Sente, finalmente, a trent’anni, il bisogno di staccare il cordone ombelicale, e lasciare la casa dei suoi. Sì, anche Max (e la sua “Ginevra”) desiderano costruire una famiglia. Realizzare un progetto di vita insieme perché si amano, entrambi lavorano e vogliono fortemente, iniziare a scrivere insieme sul libro bianco delle loro vite.

I genitori di Max, a malincuore ma con la felicità nell’intimo, capiscono l’esigenza. Probabilmente non vedevano l’ora e, a tavolino, decidono di aiutare Max che definisce il suo budget totale:  avrà bisogno di un mutuo, ma per un importo molto sostenibile dal suo stipendio.

Economicamente è blindato.

Lui e Ginevra (ormai la chiamo così!) definiscono dove cercare il loro nido, come dovrà essere e si mettono in moto. Cominciano a cercare su internet, vedono un paio di soluzioni interessanti, inseriscono i loro dati sui portali, chiamano qualche agenzia…e di lì a pochissimo scoppia la bomba.

Max e Ginevra non reggono lo stress di cercare casa.

  • continue chiamate da parte delle agenzie che hanno intercettato la loro richiesta sui portali
  • chiamate dalle agenzie che loro stessi hanno contattato
  • appuntamenti per visitare immobili apparentemente adatti alle loro richieste

Embè, cosa c’è di strano?

Di strano non c’è niente. Se non fosse che, per star dietro a tutto ciò, Max e Ginevra devono dedicare del tempo che, non potendo essere sottratto al lavoro, viene rubato al “tempo libero”, cosa alla quale, soprattutto Max, non aveva pensato e non è disposto a tollerare.

Lui non vuole cambiare la sua vita, non vuole rinunciare al suo privato, ai fumetti, alle aste, al tempo per comprare un manga autografato, alla passeggiata col cane, alla birra con gli amici, al cinema con Ginevra e, soprattutto, i suoi allievi con l’armatura.

Non vorrebbe, ma deve trovare un appartamento a Bologna!

Per fortuna (mia e sua, anzi loro), abbiamo un’amica comune che, in qualche modo, ci mette in contatto. Riusciamo ad incontrarci in pausa pranzo vicino all’Università. Mentre mangiamo insieme un bel panino in un bistrot dietro Piazza Verdi, mi racconta tutto; mi spiega la situazione, si sente anche un po’ in imbarazzo, pensa di essere “strano” visto che non riesce a trovare il tempo per trovare la sua casa.

Lo tranquillizzo. Io faccio proprio questo per i miei Clienti e lui, non sentendosi più incompreso, si rilassa. Fissiamo un nuovo appuntamento con lui e Ginevra per il successivo sabato pomeriggio:  gli prometto che, se mi dedicheranno due ore senza pause…..non gli rompo le palle per un mese!

E così fu.

L’obiettivo era stato definito perfettamente.

Un appartamento in zona Mazzini anzi in realtà molto più ristretta: due isolati. Un piccolo condominio, carino, residenziale, piano alto anche senza ascensore, balcone, cucina, sala, due camere, due bagni, ripostiglio, cantina ciclabile, riscaldamento autonomo. Il tutto con un budget congruo che avrebbe potuto prevedere, eventualmente, anche una ristrutturazione. Non hanno fretta.

Mi metto al lavoro: telefonate, ricerche su internet, ricerche sul posto, prendo appunti. Comunico con Max quasi ogni giorno via mail o con WhatsApp, gli racconto cosa faccio per trovare la sua casa, ma soprattutto gli  faccio domande. Devo capire se ciò che per me può essere giusto, lo è anche per loro o se il compromesso è insostenibile.

Dopo quasi un mese chiamo Max: ho due appartamenti da fargli vedere. Li ho valutati bene e con i miei messaggi lo ha fatto anche lui, forse senza rendersene conto. Ma non li ha mai visti. Io si invece che li ho visti.  Tre volte uno e quattro l’altro: credo saranno entrambi di loro gradimento, soprattutto il secondo.

Infatti è così.

Si tratta di un terzo piano, con l’ascensore che si ferma al secondo (per beghe amministrative con gli attuali proprietari). Tenuto malissimo, affittato negli ultimi anni a studenti che si accontentavano visto il basso canone. Ci sono dei lavori da fare, alcuni importanti. L’impianto elettrico è da denuncia, il bagno e la cucina sono impraticabili, altri meno costosi. La cifra richiesta sarebbe in linea col mercato ma si può provare a tirare ancora. Abbiamo la fortuna di trattare con un proprietario che non ha ancora incaricato un collega per la vendita. In realtà il proprietario non vorrebbe vendere. Ma se vuole continuare ad affittare dovrà per forza spendere un bel po’ di soldi per fare lavori importanti visto che gli ultimi studenti lo hanno denunciato.

E lui…..ha il braccino corto.

Vediamo l’appartamento col proprietario che ha quasi fastidio a stare lì dentro. Mi chiama da parte, mi lascia le chiavi e se ne va dicendomi “quando avete finito mettile sotto lo zerbino, domani passo a prenderle”.

La gente è strana.

Restammo soli, io, Max e Ginevra e fu molto importante.

Durante la ricerca, quando vidi l’appartamento per la terza volta, portai con me Marcello. Lui e Antonio sono i miei tecnici di fiducia, a loro mi unisce stima, amicizia…..e un ufficio in comune.

Conoscendo bene le esigenze di Max e considerando che quell’appartamento aveva comunque bisogno di un importante restyling, abbiamo definito un’ipotesi di ristrutturazione che ridisegnasse gli spazi secondo le loro esigenze. In una visita successiva, due diverse imprese edili presero visione degli interventi e mi preparano i loro preventivi sulla base del computo metrico definito da Marcello. Quindi ora, nel momento della verità, ero in condizione di fornire ai miei Clienti, un qualcosa in più. Quel qualcosa che ti consente di vedere, concretamente, un immobile non come è,

ma come realmente può diventare.

Max e Ginevra non si aspettavano di trovare l’immobile giusto vedendone solo due. Capiscono che la situazione richiede un cambio di passo. In pochi minuti si passa dal silenzio assoluto al ruolo di valutatori e poi di decisori. Rimaniamo lì dentro tre ore guardando tutto, controllando tutto, pensando tutto, parlando di tutto.

Usciamo, lascio le chiavi sotto lo zerbino e andiamo a continuare la chiacchierata davanti ad una birra. La richiesta del proprietario, come detto, sarebbe in linea se non ci fossero grossi interventi da fare quindi, anche avendo conosciuto il soggetto, propongo di aprire una trattativa subito l’indomani con una proposta concreta:

  • sconto del 20% sulla richiesta,
  • 30% di acconto al preliminare con richiesta di contemporanea consegna delle chiavi per iniziare i lavori,
  • saldo immediato dei debiti pregressi col condominio (quindi ascensore al piano!)
  • e rogito entro 60 giorni.

L’indomani di buon ora, preparo il documento, vado all’Università a farlo firmare a Max. Lo consegno al proprietario che avevo già informato:  l’offerta vale per tre giorni, poi addio.

Sono passati quasi tre anni.

Max e Ginevra vivono serenamente il loro progetto anzi, per la gioia loro e dei loro genitori, si è anche ampliato, con l’arrivo di una nuova vita.

Ginevra ora lavora part time e fa la mamma. Max continua la sua vita di prima tra lavoro, i codici di programmazione, i fumetti, il cane, la mamma, gli amici, le sue Principesse…..e i suoi allievi di scherma storica, una passione che si è ora portato fisicamente anche nella sua nuova casa.

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Se la nostra amica comune non ci avesse presentato, io avrei continuato il mio lavoro con un altro Cliente, mentre Max e Ginevra, probabilmente, in capo a sei mesi, forse dopo una quarantina di visite, qualche centinaio di telefonate ed ore dedicate a capire, litigare,…..come succede a chiunque nella loro situazione, alla fine avrebbero comunque raggiunto il loro obiettivo.

Ma a quale prezzo.

A cosa avrebbero dovuto rinunciare? Avrebbero avuto dei vantaggi economici?

Max e Ginevra non hanno rinunciato ad un minuto della loro vita e nel complesso hanno risparmiato. Pensaci.

P.S.1: se ti piace la scherma storica e vuoi parlare con Max, lo trovi con i suoi allievi alla Sala d’Arme “Achille Marozzo” a Bologna.

P.S.2: se invece, come Max, devi trovare un appartamento a Bologna, fai come lui: chiamami. Forse hai già perso troppo tempo.

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