MISURARE LA FELICITA’

MISURARE LA FELICITA’


Facci caso, più o meno tutto  nella tua vita è misurabile.

  • per spostarti percorri dei chilometri
  • il tempo che passi con le persone che ami lo misuri in ore e minuti
  • i biscotti che mangi a colazione li pesi in chilogrammi
  • il prezzo delle cose che consumi è in euro
  • gli immobili dove vivi la tua vita si misurano in metri quadrati

La “misurabilità” di ciò che ti circonda ti rassicura, rende tutto oggettivo e ti permette di relazionarti con gli altri avendo dei riferimenti.

Ma in realtà basta poco per accorgerti che tutto è meravigliosamente soggettivo e non sempre misurabile.  Infatti se introduci concetti di analisi “qualitativa” la questione si complica.

Per esempio COME SI MISURA LA FELICITA’?

In molti credono convintamente che si misuri in vacanze, automobili, barche, gadget tecnologici e sboronate di altro tipo, ma non è propriamente così.

Oh, però a questo punto parliamoci chiaro.

Io non sono un seguace di San Francesco e tantomeno il profeta di povertà e fratellanza.

Anzi sono terreno, profondamente laico e piuttosto acido, concreto, carnale, competitivo e soprattutto perfettamente consapevole del fatto che nella vita per sopravvivere e togliersi qualche sfizio ci vogliono anche un bel po’ di soldi.

Stampati quindi bene in testa che non sto facendo la predica dell’asceta che inneggia all’abbandono dei beni materiali e che i miei piedi sono ben piantati sul pianeta terra.

Bene, sgomberato il campo dalla tesi della fratellanza globale, prima di tutto voglio farti notare come la felicità stravolga tutte le unità di misura e le renda inattendibili:

  • percorrere 1 km ad un funerale è più pesante di farne 5 su una spiaggia caraibica
  • la qualità del tempo che passi con chi ami è ben più importante della quantità
  • il tuo biscotto preferito è parecchio di più che 4 grammi di cibo
  • spendere 50 euro per comprare un regalo provoca emozioni diverse dallo spenderli in medicine
  • abitare meglio è vivere meglio, cioè gli immobili non sono solo metri quadrati

Ti sottopongo 3 interrogativi che riguardano la felicità del nostro tempo e vediamo come li digerisci:

  1. Ha più senso misurare il reddito di un popolo (PIL) o la sua felicità (FIL)?
  2. Si può essere felici ed imbottiti di Xanax?
  3. Guadagnare tanto denaro (o risparmiarne) rende felici?

Hai risposto?
Allora andiamo avanti…


Mi occupo a Bologna di ricerca immobiliare su committenza (Property Finding) e calando questi ragionamenti nella mia quotidianità professionale, quando mi relaziono con un mio cliente, mi faccio sempre una domanda:

QUANTO STO CONTRIBUENDO AL RAGGIUNGIMENTO DELLA FELICITA’ NELLA SUA VITA?

E quindi a seguire:

  • sono capace di comprendere fino in fondo le sue esigenze?
  • gli sono davvero utile?
  • ho consapevolezza delle sue aspettative?
  • faccio davvero del mio meglio per esserne all’altezza?

L’analisi di queste domande e delle possibili risposte mi evidenzia che puntare dritto alla felicità del cliente non c’entra quasi niente con una parcella più bassa e che addirittura non ha molti punti di contatto nemmeno con il raggiungimento dell’obiettivo richiesto dal cliente.

Pazzesco no?

Ovviamente una parcella equilibrata e la soluzione dei problemi del cliente rimangono stra-fondamentali, ma la loro pressoché irrilevanza mi rende ancora più interessante indagare il concetto di “felicità” nell’ambito dei rapporti professionali.

Penso quindi che come professionista io debba fare il possibile per fare in modo che la “relazione” con il mio Cliente sia prima di tutto una buona esperienza di vita.

Per me e per lui.

Disponibilità, cordialità, senso di responsabilità, fedeltà, capacità di dirigere ed autenticità sono il succo stesso del concetto di rapporto professionale.

Ci sono 2 parole che riassumono tutto e sono FIDUCIA E COOPERAZIONE.

….e poi scopri che il raggiungimento del risultato e la parcella onesta, sono una conseguenza.
……….e poi scopri che la felicità del cliente è una conseguenza.
………………e poi scopri che anche la tua felicità è una conseguenza.

Insomma i soldi non sono l’unità di misura della felicità.

Puoi provare a misurarla in risate, relazioni, luce, serenità, lacrime, emozioni, gioia e buonumore, ma se la misuri con i soldi non funziona.

Tutto ciò non è semplice da cogliere, da digerire, da ricordare.

Il nostro vivere quotidiano sembra volerci suggerire l’esatto contrario ma fortunatamente il signor Easterlin ci spiega come e perché.

Sii felice.